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Saving MMG

La mia carriera di medico di base precario iniziò a fine settembre 2017, quando l’Asl mi contattò per coprire il pensionamento improvviso di un medico di Cavaglià a partire dall’ottobre successivo. Ero consapevole della natura provvisoria dell’incarico ma avevo bisogno di dare una svolta alla mia carriera, e pensavo che quello fosse un buon modo per mettere la punta del piede dentro al mondo a cui ambisco di accedere da quando ho iniziato a lavorare nel 2013. Nel giro di dieci giorni l’Asl con l’acqua alla gola per quella carenza mi assegnò l’incarico e armato di null’altro che un plico di ricettari rossi iniziai a peregrinare tra Cavaglià, Viverone e Roppolo. Impiegai un mese — durante il quale le visite erano lunghissime sessioni di scrittura a mano di ricette, sport a cui il medico moderno non è più abituato — per attrezzare lo studio con computer e stampante, fondamentali per le ricette dematerializzate, e riuscii a recuperare lo scarno database del medico precedente. Iniziai a conoscere i pazienti e loro iniziarono a conoscere, e spero apprezzare, il sottoscritto. Nonostante la fatica di un inizio “a tabula rasa” il lavoro iniziava a prendere la giusta direzione e si stava consolidando quell’alleanza con i pazienti così fondamentale per il medico di base.

Dopo un mese e mezzo l’Asl mi annunciò che il mio incarico a Cavaglià sarebbe terminato il primo dicembre. Un medico più in alto di me nella graduatoria aveva infine accettato l’incarico. Contestualmente mi spiegarono che a fine anno nei territori di Valle San Nicolao, Mosso e Veglio probabilmente ci sarebbero state due carenze da coprire, poiché i medici titolati (uno dei quali di Verbania, mi pare) per sostituire i pensionandi non sembravano intenzionati ad accettare. Pensai che nella sfortuna forse mi era andata bene: mi avvicinavo a casa e conoscevo e stimavo molto uno dei medici prossimi alla pensione. Fu così che io e un mio collega di guardia accettammo l’incarico temporaneo a partire dal 29 dicembre 2017.

Il lavoro iniziò bene. Grazie all’efficace passaggio di consegne con il medico precedente l’accoglienza da parte delle comunità di Mosso, Veglio, Camandona e Callabiana del nuovo “dutur” fu più che positiva, e tutt’ora non posso che confermarlo. L’impegno costante che richiede un territorio poco agevole come quello della valle di Mosso è costantemente ripagato dagli attestati di affetto e stima dei pazienti. È qualcosa di difficilmente spiegabile il candore con cui la popolazione di quelle valli — disagiate, con un’età media sempre più alta — si mette totalmente nelle mani del “dottore”, ed è frustrante, da parte mia, ripetere il ritornello alla domanda che ritorna costantemente alla fine di ogni visita: “Allora rimane con noi?”. Non dipende da me, dico, e sono costretto a ripeterlo anche ora: se dal primo settembre ci sarà un nuovo avvicendamento non dipende da me. Chiedete ai piani alti il perché di tutto questo.

Per cui capirete da soli che questo giochino dell’Asl e della regione — contare sulla disperazione di medici precari per riempire i buchi causati dalla mancanza di programmazione — non può durare a lungo. A un certo punto la corda si spezza. La medicina di base nei nostri territori è lavoro molto dispendioso, anche dal punto di vista emotivo (ovviamente se fatto con passione e amore): se crei medici di serie A e di serie B (perché a parità di lavoro un medico con la titolarità arriva a prendere il doppio del temporaneo, a volte di più) i medici di serie B prima o poi si incazzano. E se questa situazione inizia a moltiplicarsi e si trasforma da eccezione a normalità perché i pochi titolari preferiscono posti più comodi, anche i territori iniziano a preoccuparsi. Devo davvero spiegare io ai miei pazienti il motivo per cui il “dutur” cambia ogni sei mesi? Devo davvero spiegare io ai pazienti che non posso assistere la madre traslocata da Milano per via del mio incarico temporaneo? Mi spiace, ma non ci sto più, e ho scritto questo papiro a mo’ di avvertimento per chi dirige la questione: se non fate qualcosa al più presto a chiedere spiegazioni non sarà più solo il dottor Cavalotti, ma i cittadini, i sindaci, insomma la gente che vi ha messo in quel posto.

Uomo avvisato…

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